Perché di solito sono romanzi d' amore o genere fantasy, e le categorie non le amo.
Evito inoltre quelli di autori commerciali, per questo ho sempre storto il naso davanti ai volumi di Fabio Volo.
Poi un giorno vedo un film e lo trovo carino, e il film è tratto dal romanzo di Fabio Volo " un giorno in più ".
Mi sorge il dubbio che forse schifo schifo questo scrittore non deve fare, ma sono scettica e passa altro tempo prima di capitolare. Ora che sono capitolata posso esprimermi e sarò positiva a riguardo perché la scrittura è semplice e immediata, ringraziando il cielo non ci sono frasi ad effetto Twitter del tipo di quelle scritte da Baricco : " tutto li stupiva, in segreto anche la loro felicità " .
Pertanto trovo normale che chi usa i libri per ritagliare quelle frasi da sfoderare nelle occasioni mondane, dovendo invece leggere l' intero volume per elaborare un unico significato da costruire con le proprie parole, resti spiazzato e cassi libro e autore insieme.
Invece, a sorpresa la trama c' è ed è pure ben costruita.
I protagonisti sono due fratelli caratterialmente diversi e complementari, le storie non sono romanzate, ma fastidiosamente realiste.
Chi lo ritiene un romanzo per teenager deve fare i conti con l' idea che quel comportamento da teenager oggi effettivamente lo hanno i quarantenni, come quarantenni sono i protagonisti, e dunque la fascia d' età che abbraccia è molto ampia.
Non ci sono animali domestici e notti buie e tempestose, ma la pura praticità reale di chi deve lavare il sedere al padre disabile senza tante manfrine, ed ogni gesto così poco nobile viene descritto senza esaltazioni o enfasi particolari, come effettivamente lo vivremmo.
È un romanzo da testa sulle spalle e non da dramma teatrale.
La quotidianità scorre anche senza fiato corto.
E a me sta bene.