Nuovo cinema

Nuovo cinema

lunedì 27 gennaio 2014

Per dieci minuti

Il motivo per cui scrivo di libri non è il volerli recensire, ma appuntare.
So che la memoria di una buona lettura mi lascerà col tempo solo immagini e sensazioni, quindi cerco di fermare concettualmente alcuni passi e spunti che man mano nascono.

Il libro di Chiara Gamberale punta a smontare gli equilibri personali che si formano in un rapporto di coppia e lo fa levando il secondo elemento della coppia, ossia il pilastro su cui ci si poggia per non cadere.
Levandolo si ha la sensazione iniziale di smarrimento e vertigine, man mano che il libro procede l' elemento della coppia rimasto in bilico riacquista equilibrio e poi stabilità.

Si diventa così sordi, quando la paura di perdersi supera la voglia di trattenersi...

La verità è che quando crediamo che tutto sia perfetto e in ordine è solo perché abbiamo chiuso tutte le porte che permettevano accessi alla nostra cameretta interiore.
Ogni porta che si spalanca può permetter l' ingresso a folate di vento che spostano i centrini e gonfiano le tende.
Il caos!
Ma si può vivere con porte e finestre sigillate per paura di un cambio d' aria?

Chissà perché certi abbandoni sono così netti e certe conquiste così vaghe.

Nessuno leggendo il libro si augurerebbe che i due coniugi tornino assieme, eppure segretamente ognuno spera che le cose stiano come benevolmente pensa lei e che l' altra parte abbia avuto una reazione sbagliata ad un altrettanto sbagliato modo di vivere di lei.
Ma a volte non siamo solo nell' unica maniera in cui ci facciamo conoscere e in cui ci siamo accomodati, ma abbiamo altre opportunità che potremmo esplorare per conoscerci meglio.

Noi, prima, perché gli altri verranno dopo.

Una minore intensità di aspirazioni senza dubbio permette una maggiore coincidenza con la nostra vita.

Più sono alti i traguardi che ci poniamo, meno facile sarà accontentarsi della situazione attuale.
Talvolta basta una parola, anche maldestra, per interpretarla come amore. Senza o con poche aspirazioni si può chiamare amore anche un cazzotto.
Perché è così che spesso accade, ciò che per alcuni è arroganza per altri è fragilità.

Insomma: è stato proprio lui che mi ha aiutata a prendere fiducia in me stessa, che, più o meno consapevolmente, ha domato le mie insicurezze...e adesso non sopporterebbe la persona che proprio grazie a lui sono diventata?

Il paradosso di alcuni rapporti è che la crescita reciproca non aiuti all' avvicinamento, ma al rifiuto.

Per chiudere sul libro direi che è una lettura senza pretese, la scrittrice tra l' altro risente di una mancanza di cultura matematica elementare dato che scrive in un punto che "meno più meno fa più".
Per il resto è buono per qualche spunto di riflessione, ma molto leggero. 








lunedì 20 gennaio 2014

Ad Abundantiam

"Persone di agghindato aspetto e di parole artificiose sono raramente virtuose.Confucio"

Il Rispetto




"Impara il rispetto di te. Ma che cosa accidenti ti spinge a perdere il tuo tempo e la tua dignità in vicende di tale vuotezza, di tale meschinità, di tale orrore umano e relazionale? Decidi bene che la prima cosa e più importante della tua vita è scoprire la dignità e il rispetto di te e che niente-niente-niente viene prima."

Questa frase l'ho estrapolata dal web ed è di Ilaria Cardani.
E' un concetto fondamentale perché nelle relazioni umane spesso ci si lascia prendere dall' inseguimento di obiettivi non tanto irraggiungibili quanto inesistenti e inutili.
Una persona con un minimo di esperienza di vita sa che le persone più affascinanti solo quelle più pericolose, ma la pericolosità non va vista nell' ottica di valore aggiunto da attribuire alla persona, ma di instabilità e inconsistenza.
Usare la manipolazione nel linguaggio è tipico di persone anche intelligenti, purtroppo.
Ho letto persone che nella rete lanciano messaggi come ami nell' oceano, e poi ho visto pesci piccoli abboccare e poi essere divorati.
Il problema è saper individuare la consistenza nelle parole che ci vengono rivolte.
Molto spesso le frasi del manipolatore sono come i marshmallow, dolci e molto buoni, gonfi e in apparenza anche solidi, ma non appena ne tocchi la consistenza vedi che si sgonfiano come fiocchi di cotone.
Non si può perdere il proprio tempo dietro dei fiocchi di cotone, se non perché si è consapevoli di avere davanti un fiocco di cotone.
Se si vuole mantenere un rapporto con persone di questo tipo anche perché capita che non si possano eliminare in quanto potrebbero essere colleghi o parenti è bene prenderle seriamente, dal loro punto di vista, ma giocarci dal tuo.

giovedì 16 gennaio 2014

La strada verso casa


Quando scelgo un libro da leggere evito quelli con la copertina cartonata con sovraccoperta,
Perché di solito sono romanzi d' amore o genere fantasy, e le categorie non le amo.
Evito inoltre quelli di autori commerciali, per questo ho sempre storto il naso davanti ai volumi di Fabio Volo.
Poi un giorno vedo un film e lo trovo carino, e il film è tratto dal romanzo di Fabio Volo " un giorno in più ".
Mi sorge il dubbio che forse schifo schifo questo scrittore non deve fare, ma sono scettica e passa altro tempo prima di capitolare. Ora che sono capitolata posso esprimermi e sarò positiva a riguardo perché la scrittura è semplice e immediata, ringraziando il cielo non ci sono frasi ad effetto Twitter del tipo di quelle scritte da Baricco : " tutto li stupiva, in segreto anche la loro felicità " .
Pertanto trovo normale che chi usa i libri per ritagliare quelle frasi da sfoderare nelle occasioni mondane, dovendo invece leggere l' intero volume per elaborare un unico significato da costruire con le proprie parole, resti spiazzato e cassi libro e autore insieme.
Invece, a sorpresa la trama c' è ed è pure ben costruita.
I protagonisti sono due fratelli caratterialmente diversi e complementari, le storie non sono romanzate, ma fastidiosamente realiste.
Chi lo ritiene un romanzo per teenager deve fare i conti con l' idea che quel comportamento da teenager oggi effettivamente lo hanno i quarantenni, come quarantenni sono i protagonisti, e dunque la fascia d' età che abbraccia è molto ampia.
Non ci sono animali domestici e notti buie e tempestose, ma la pura praticità reale di chi deve lavare il sedere al padre disabile senza tante manfrine, ed ogni gesto così poco nobile viene descritto senza esaltazioni o enfasi particolari, come effettivamente lo vivremmo.
È un romanzo da testa sulle spalle e non da dramma teatrale.
La quotidianità scorre anche senza fiato corto.
E a me sta bene.

martedì 7 gennaio 2014

E' difficile o inutile?


Con questo quesito ho chiuso una mail inviata al prof. Giacobbe.
Fino a che punto è possibile e sano spingersi con una persona verso la quale proviamo affetto, ma che sappiamo poter essere distruttiva per noi.
Parto dall' analisi di due libri " Confessioni di una sociopatica " di M. E. Thomas e il noto " Donne che amano troppo " di R. Norwood.
Li ho messi a confronto perché mi pare che si possano vedere come facce di una stessa medaglia.
Nel libro della Norwood la vittima è protagonista, nell' altro è la sociopatica a parlare di se e per se.
La Thomas appare sin da subito fiera del suo disturbo e tutto il libro è imperniato della sua orgogliosa capacità di riuscire negli obiettivi.
Mi chiedo cosa possa essere a questo punto definito disturbo o male se la persona che dovrebbe essere "vittima" di quel male non lo percepisce come tale, ma anzi lo vede come un punto di forza.
Una persona dominante viene vista come capace, attiva, dinamica e affascinante, soprattutto.
Una persona capace nella sua professione perché è la sua professione a richiedere proprio determinati requisiti caratteriali per cui non deve esistere lo scrupolo, la vergogna o il rimorso perché dovrebbe essere curata ?
Qualcuno mi potrebbe rispondere che una valida ragione potrebbe essere l' evitare di immettere nella società individui pericolosi, pericolosi non perché fisicamente violenti, ma perché manipolatori di altri soggetti che per subire il fascino di queste persone devono essere dei dipendenti affettivi.
E ora il mio sguardo si posa sulla vittima.
A mio avviso elemento più pericoloso del carnefice.
La vittima è socialmente passiva, non esercita fascino, non domina, le hanno scritto un libro mica se l' è scritto lei orgogliosa di esserne protagonista.
La vittima tende alla depressione se il carnefice le fa del male, ma anche se non glielo fa, perché lei quel male lo vuole sentire per sentirsi viva.


Delle due figure preferisco la prima.
Una persona nevrotica manifesterà prima o poi i segnali del suo disturbo e serenamente possiamo allontanarcene senza essere perseguitati.
Nel caso di un dipendente affettivo è difficile staccare la spina senza che l' altro blocchi la mano.
Il prof. Giacobbe mi scrive " Cara Emanuela, la dipendenza affettiva è un sintomo infantile. Non ti ami abbastanza per stare bene con te stessa e avere bisogno di un altro comunque sia anche nevrotico? ".
Star bene con se stessi è punto d' inizio per poi aprire la porta di casa e andare in direzione del mondo, chiunque lo popoli.
Fermarsi per dare una mano a chi in quel momento ha bisogno è umana e positiva solidarietà.
Andare oltre, facendosi tirare dentro discorsi che ci spostano dal punto di equilibrio che noi, in quanto adulti, abbiamo persino il dovere di cercare è infantile.
Due bambini in coppia non avranno mammelle da succhiare e dunque sarà impossibile trovare beneficio dall' essersi spostati dallo stato di infante individuale a quello di infanti in coppia o peggio ancora, in caso di amanti, di nido senza adulti.
Un adulto può aiutare un bambino fin quando l' età anagrafica di quest' ultimo rientra nei parametri che lo identificano di diritto come bambino, un adulto non ha interesse nell' aiutare chi non è capace di crescere, operazione che deve essere individuale.
Quindi i bambini adulti sono condannati a trovare partner genitoriali, imperfetti ma non adulti.